Tra le fatiche che il ruolo educativo con gli adolescenti comporta, quello che più facilmente accende l’attenzione degli adulti è il comportamento aggressivo.
I ragazzi che rispondono male o si esprimono fisicamente, sbattendo porte o tirando pugni sui muri, sono sicuramente oggetto di maggior preoccupazione rispetto ai coetanei che scivolano nel silenzio e apparentemente non danno segni di disagio.
Per il genitore che si trova ad affrontare questi momenti di alta tensione, il sentimento è di grande preoccupazione, ma anche di rabbia e paura. Spesso le frasi che descrivono il figlio sono “non lo riconosco più!”, “chissà che compagnie sta frequentando!?”, “dove ha imparato questi comportamenti?”, “non si deve permettere di mancarmi di rispetto!”.
La preoccupazione è lecita perchè il comportamento aggressivo e la rabbia che lo genera possono essere fortemente distruttivi sia per sè che per gli altri. Tuttavia, è bene ricordare che sono espressioni emotive e comportamentali innate. Per questo fin da piccoli ci deve essere insegnato a tollerare le frustrazioni, contenere i comportamenti distruttivi, esprimere i nostri sentimenti di rabbia attraverso la parola e a convogliare la nostra aggressività in modo che si trasformi in forza per ottenere risultati positivi per sè e per chi ci è caro. Se questo lavoro non viene fatto fin da piccoli, in adolescenza si avranno dei problemi piuttosto importanti visto che le emozioni, i cambiamenti, le possibili frustrazioni sono amplificati all’ennesima potenza.
Inoltre, in adolescenza la rabbia e l’aggressività assumono anche altri significati che è fondamentale saper interpretare.
- Ci sono nuove sensazioni che non si sa bene dove collocare e che, quindi, più facilmente verranno espulse verso l’esterno.
- C’è il disagio e la frustrazione per la scoperta di parti di sè (fisiche, psichiche, relazionali) che non ci si aspettava e che non piacciono. L’aggressività aiuta a trasmettere all’adulto questo stato d’animo: “ti senti anche tu fragile come mi sento io?”
- C’è il senso di non riuscire a staccarsi, a rendersi indipendenti, e così paradossalmente si lotta proprio perchè contro quel genitore ancora troppo desiderabile.
- C’è poi, naturalmente, anche l’emergere in questa fascia di età di sintomi che preludono a una personalità antisociale o narcisistica, sorta da difficoltà molto più antiche e gravi, che fa diventare l’aggressività poco relazionale, in quanto l’altro non è nemmeno mentalizzato come persona che ha dei sentimenti e soffre; ma questi naturalmente sono i casi più rari.
Qualche consiglio per i genitori sorpresi e spaventati di fronte ad episodi di rabbia dei loro figli:
riflettete prima di tutto sui vostri sentimenti e giudizi rispetto all’aggressività: tante volte noi adulti, che già abbiamo faticosamente conquistato le espressioni più civili e formali per affrontare le situazioni frustranti, mal tolleriamo questa spontaneità e poca responsabilità dei ragazzi. E’ importante ricordare che anche per noi ci sono voluti degli anni per raggiungere queste capacità. D’altra parte per qualcuno non è stato permesso esprimersi in adolescenza e ciò lascia ancora segni di insofferenza.
siate buoni osservatori: l’aggressività e la rabbia come tutti gli altri sentimenti e comportamenti umani hanno sempre un significato; cercate il messaggio di vostro figlio e decifratelo senza passare a giudizi affrettati e senza dare, a priori, la colpa alle compagnie frequentate. I ragazzi stanno sprimendo a voi quello stato d’animo, quindi, in qualche modo ne siete coinvolti.
affrontate le reazioni di vostro figlio, senza reagire a vostra volta, perchè questo innesca solo altra rabbia. Contenete le espressioni aggressive, rimandando ad un momento di calma il dialogo e le spiegazioni. Se lui/lei non vuole parlare rispettate il silenzio ma non rinunciate ad esprimere quello che pensate, anche i vostri sentimenti e le preoccupazioni, sempre dandogli/le l’opportunità di parlare quando ne avrà desiderio e di rimediare, chiedendo scusa. Non deve essere condannata la persona ma il comportamento.
date poche regole ma chiare, riconoscendo che vostro figlio non è il figlio perfetto che desiderate ma una persona in cammino e in un momento delicato della sua vita; gli obiettivi e le richieste andranno commisurate alle sue possibilità.
se il comportamento necessita di una punizione, fate in modo che questa sia proporzionata, sostenibile da voi (da entrambi i genitori!) e che non vada a togliergli/le qualcosa che potrebbe generare, al contrario, dei comportamenti buoni e positivi.
ricordatevi che vale molto di più lodare il comportamento positivo che punire quello negativo.
infine riprendetevi il gusto di passare dei momenti piacevoli insieme ai vostri figli, ricordando loro il senso dello stare in relazione anche con gli adulti.
Ricordatevi, anche in questi momenti difficili, quanto avete desiderato vostro figlio e la tenerezza che vi lega da sempre.
INFORMAZIONE DEL 15.10.2017
NOTO PER I NUMEROSI COMMENTI CHE CONTINUATE A SCRIVERMI CHE QUESTA E’ UNA TEMATICA MOLTO SENSIBILE. CONTINUERO’ A RISPONDERE ALLE VOSTRE EMAIL, QUANDO MI SARA’ POSSIBILE. PER CHI DESIDERA E ABITA A MILANO HO DECISO DI ORGANIZZARE UN INCONTRO PER UN PICCOLO GRUPPO (6 PERSONE AL MASSIMO) CHE DESIDERANO CONFRONTARSI DI PERSONA SU QUESTA TEMATICA: PARLEREMO DELLE SINGOLE SITUAZIONI E CERCHEREMO DELLE SOLUZIONI PRATICHE INSIEME. E’ PREVISTO UN CONTRIBUTO DI PARTECIPAZIONE DI 35 EURO.
SE SEI INTERESSATO A PARTECIPARE SCRIVIMI A r.decoppi@gmail.com
Mio figlio negli ultimi giorni e’ molto aggressivo , si isola in camera sua e stamani mi hanno telefonato da scuola per dirmi che stava in classe con il cappuccio di una maglia sulla testa quasi a coprirsi totalamente la faccia dal resto del momdo. E’ intervenuto il direttore di studio che naturalmente mi ha subito telefonato. A scuola credo vada bene, anche se non so ancora quali saranno i voti di questo trimestre. Ho un altro figlio che lo guarda e cerca di imitarlo. Un mese fa ha avutop problemi di uso di marijuana che apparentemente non consuma piu’. Non so cosa devo fare. In fondo siamo una famiglia normale, con io che sto in casa e mio marito che viaggia molto. I figli in generale non mi apprezzano molto, mi criticano mentre adorano il padre. Che devo fare per aiutarlo? Grazie mille
Patrizia
Grazie mille, Patrizia
Cara Patrizia,
grazie di questo tuo commento che ci permette di riflettere su una condizione frequente nella relazione con l’adolescente e che riguarda il fatto che il genitore non ha più la certezza di quello che sta accadendo e dei motivi del comportamento del figlio.
Il figlio non è più il bambino conosciuto e accudito di qualche anno prima, ma è una persona che esprime qualcosa di suo, di personale, di misterioso a livello fisico, affettivo e mentale. Nel tuo racconto, infatti, il figlio fa delle cose insolite e piuttosto forti, ma non si comprende il significato. Questa è la prima azione da fare: capire cosa sta dicendo tuo figlio con questi comportamenti, forse un tentativo di separarsi dalla madre, forse un richiamo di un’attenzione paterna. Non lo si può sapere se non si parte dal ragazzo. Per questo, potrebbe essere utile far intervenire il padre oppure far intervenire qualcuno di esterno che parli con il ragazzo e che vi aiuti a comprendere quello che vi sta dicendo.
un caro augurio,
Roberta
Buongiorno,
ho una figlia adolescente. Da quando è entrata in questa fase il suo comportamento e le sue abitudini sono cambiate. Pur essendo una ragazza molto bella e intelligente (ottimi risultati scolastici) non si vede come vuole lei. Dice sempre di essere brutta e trova inperfezioni nel suo corpo. Noi cerchiamo di farle capire che non è così ma puntualmente reagisce con aggressività fisica e verbale, soprattutto nei confronti di mia moglie. Prima la maltratta e poi le chiede scusa promettendo di non farlo più. Io intervengo cercando di calmarla, ma lei rivolge su di me la sua rabbia. Naturalmete vista la mia differenza fisica, potrei reagire con la forza ma non lo faccio per non alimentare altra violenza. Questa sua forma di ipercriticità l’ha portata a non avere molte amicizie, perchè cerca sempre quello che forse utopisticamente si chiama “amica sicera” con la quale confidarsi. Premetto che siamo una famiglia normale con un’altro figlio più piccolo. Però viviamo giorni molti difficili. Dove ogni minima cosa può creare violenza. Non sappiamo cosa fare. Abbiamo contattato vari specialisti senza risultato. Lei non si apre con nessuno. Non sappiamo come fare. Siamo disperati. Forse abbiamo sbagliato qualcosa ???
Caro Giuseppe,
dalle tue parole colgo che la tensione che si sta creando in famiglia è davvero troppa. L’aggressività di tua figlia potrebbe anche essere un modo, seppur costoso, di reagire al disagio che evidentemente sta provando, ma non le fa bene rimanerne in balia per troppo tempo. Nemmeno lei trae giovamento dal reagire nei vostri confronti, tanto che quando le passa la tensione si scusa. Dici che hai già interpellato vari specialisti, cosa intendi? C’è stato modo di far incontrare tua figlia con uno/una psicologo di cui lei abbia fiducia? Sicuramente è una situazione complessa ma non la lascerei sola. Anche se l’adolescenza passa e si porta via le emozioni più intense, è proprio in questa fase, oltre che nell’infanzia, che impariamo a volerci bene e ad accettarci. E impararlo ora vuol dire garantirsi una certa dose di tolleranza e flessibilità per la vita futura.
Prova ancora a proporle di parlare con qualcuno, qualcuno che può scegliere lei e che manterrà il segreto sulle cose che vorrà dirgli. Di solito gli adolescenti questo tipo di aiuto lo accettano.
Un caro augurio,
Roberta
Salve, sono un’educatrice da ormai 5 anni; in quest’ultimo anno sto lavorando con ragazzi di 12/13 anni che mostrano una grossa aggressività verbale che sfocia tal volta in fisica. siccome vorrei davvero poter far bene il mio lavoro ma soprattutto vorrei aiutare questi ragazzi , vi chiedo se conoscete dei corsi o darmi dei consigli che possano aiutarmi a far sfociare questa aggressività in altro. vi ringrazio cordialmente.
Cara Chiara,
a quell’età i ragazzi non hanno ancora maturato la capacità di regolazione e controllo dell’impulsività (si tratta anche dello sviluppo dell’area del cervello deputata alla valutazione e alla presa di decisione che non è ancora completata). Ti consiglio di lavorare con il corpo, creando modalità di espressione non distruttive, magari attraverso il teatro, ma anche il gioco; e alternare a questi, spazi più tranquilli (strutturati) in cui il ragazzo possa imparare a riconoscere e contenere l’impulso.
Un caro augurio,
Roberta
Mio figlio ha 15 quasi 16 anni, da piccolo era iperattivo,suo padre ha un carattere con scatti di collera violenti talvolta mi ha picchiata davanti a lui da piccolo però .
In seguito alla separazione ma anche prima mio figlio dai 14 anni ( è alto adesso 1,93 ) mi ha aggredita fisicamente spesso facendomi del male rompendo armadi sfondando porte , rincorrendo suo padre con una bottiglia rotta.
Tutto ciò in una famiglia “per bene” colta con buone possibilità economiche ed una casa splendida.
Ha avuto sempre ciò che voleva attenzione totale da parte mia fino alla separazione dove dopo un esaurimento l’ho trascurato.
Suo padre ha una compagna e lo ha scoperto proprio mio figlio a 14 anni in un chat erotica.
Ora vivo sola con mio figlio da un anno ma sono terrorizzata suo padre non aiuta e gli scatti di collera sono improvvisi e spesso motivati da sciocchezze….non so come sopravvivere sono sola al mondo non ho aiuti da parenti ne comprensione da suo padre.
Si rifiuta una terapia da me proposta non so come sopravvivere.
Grazie.
Salve, sono una mamma di due ragazzi, un maschio ed una femmina, rispettivamente di 11 e 13 anni.
Vi scrivo perchè sono molto preoccupata in quanto il maschio, undicenne, spesso è molto aggressivo, non solo verbalmente, ma litigando anche per motivi veramente futili, arriva alle mani con la sorella, e più spesso sfoga la sua rabbia lanciando qualsiasi cosa e dando pugni sui muri, rischiando anche di farsi male. Devo dire,con mio rammarico, che anche da piccolo, talvolta, ma di rado, si era reso protagonista di qualche episodio simile, ma in casa lo abbiamo sottovalutato proprio perchè non fatto abitudinario. Recentemente, però, complice forse anche l’età, gli episodi sono sempre più frequenti e, francamente, comincio ad avere qualche seria preoccupazione. Io e mio marito non sappiamo come comportarci, le punizioni, quali sequestro di cellulare, mancata partecipazione a feste, ecc., almeno apparentemente, non sortiscono alcun effetto. Che fare? Neanche il fatto che pratichi pallanuoto a livello agonistico, e si allena almeno tre ore al giorno in piscina, riesce a contenere questo suo comportamento. C’è da dire che quando è con gli amici o con altra gente, si comporta da agnellino. E’ come se avessi a che fare con dr.Jekyll e Mr. Hide. Vi prego datemi qualche utile consiglio. Grazie Manuela
Cara Manuela,
vostro figlio sta esprimendo un disagio e non è possibile incidere positivamente sul comportamento se non capiamo il motivo di tanta rabbia. Potrebbe essere un’insicurezza, una necessità di attenzione, la fatica di separarsi o ancora qualche sensazione interna che lui non Sto arrivando! come gestire. Tenga conto che 11 anni sono l’inizio della pubertà e che questa comporta un cambiamento enorme e rapido a livello del corpo, del cervello, della mente e delle relazioni.
Non vedo come le punizioni potrebbero essere d’aiuto senza conoscere il motivo che spinge suo figlio a questi agiti. L’unica cosa che mi sento di consigliarle, senza conoscere la situazione, è l’intervento del padre, che sia sufficientemente contenitivo in questi momenti di rabbia e una volta che si è riusciti a calmarlo provare a dimostrare la propria preoccupazione per quello che accade e il desiderio di capire insieme a lui quello che gli succede in quei momenti.
Sarebbe molto utile se provaste voi genitori a confrontarvi con un collega psicologo.
Un caro augurio,
Roberta
Questa lettera è come se l avessi scritta Io! Ho vissuto e vivo la stessa cosa con mio figlio quattordicenne.
Peggio è che sono anche separata da anni .
Salve, sono madre di una ragazza adolescente di 14 anni. Mia figlia già in passato aveva dato dimostrazione di comportamenti antisociali, rendendosi protagonista di tensioni con i compagni alla scuola elementare. Ritenevamo fosse stata presa di mira da alcuni bambini che mal la sopportavano. Ma arrivati ai suoi dodici anni circa, la sua aggrassivita ha iniziato ad esprimerla in casa con atti di violenza verbale e fisica . All’inizio contro oggetti e porte successivamente verso noi genitori. Soprattutto contro di me, io sono la madre. Con i primi mesi di scuola superiore sembrava esserersi rasserenata. Ma ora che si avvicinano i quadri teme un insuccesso. Dice di odiarmi perché odia se stessa. Mi aggradisce in un modo che mi spaventa molto,in quei momenti sempre più frequenti mi dice che prima o poi mi ucciderà e dopo lo farà con se stessa. Con il padre la situazione è leggermente diversa. Lui ignorandola la isola. Ma è come non affrontare il problema. Forse ho sbagliato ma io ho realmente paura di mia figlia e da ieri mi sono trasferita da mia madre lasciandoli soli. Siamo in attesa di un appuntamento con il neuropsichiatria infantile ma nel frattempo non so cosa fare. Grazie mille. Rimango in attesa di sue indicazioni.
Cara Evelin,
la descrizione mi fa pensare ad una situazione piuttosto difficile. Avete fatto bene a rivolgervi ad una neuropsichiatra e a mettere qualche distanza temporanea.
Non aggiungerei altre azioni fino alla valutazione e alla presa in carico di un professionista; se con il padre la ragazza è più tranquilla è meglio che rimanga con lui, purché non si sente isolata e rifiutata. Spiegatele il motivo delle misure che state adottando, si sentirà tutelata dai suoi stessi pensieri e comportamenti che devono risultare un tormento anche per lei.
Un caro augurio,
Roberta
Buonasera dott.era. ho due figli maschi di 17 e 12 anni. Da circa due anni mio marito è morto dopo mesi di sofferenze vissute in casa. I primi mesi dopo la tragedia i ragazzi erano molto affettuosi. Da circa 6/8 mesi il più grande è aggressivo e urla per nulla. Ha scatti d’ira incontenibili ed è violento con il fratello. Durante le liti ripete spesso che noi ci siamo coalizzati contro di lui…che vuole rispetto dal fratello e che io non lo capisco. Io cerco di accontentarlo e soddisfare le sue richieste ma questo serve poco. È come se fosse geloso del fratello e infastidito dalla sua presenza. A scuola rende bene e gli insegnanti sono entusiasti di lui…ma in casa è un’altra persona. Si Isola nelle sue stanze ed esce solo per pranzo o se ha bisogno 4 qualcosa. Ha una ragazza ed un gruppo di amici con i quali si frequenta da anni. Non riesco a comprendere perché in casa sia così aggressivo. Come posso aiutarlo? Come posso aiutare il più piccolo che subisce in prima persona è che è terrorizzato dal fratello? Era un ragazzo calmo e sereno … ora lo vedo molto cambiato. Temo per lui ma anche per l’altro figlio che non trova in lui un amico .
Cara Lucia,
un lutto è sempre un evento traumatico ed è possibile che in giovane età l’elaborazione sia ancora più complicata. Ti consiglio interpellare uno psicologo/a che, come me, sappia lavorare sul trauma, in particolare con la tecnica EMDR molto efficace in caso di lutto.
Volentieri puoi scrivermi se posso aiutarti in questa ricerca.
Un saluto,
Roberta
Questo articolo descrive appieno quanto sta avvenendo anche in casa nostra…E’ un periodo difficile per tutti, i sentimenti sono contradditori e non è facile per nessuno, nemmeno per noi adulti … Ma io credo che queste “crisi” siano davvero un trampolino di lancio verso la vita adulta e vorrei che rappresentassero per me e per mio marito un’ulteriore opportunità per rimettere in gioco noi stessi, i nostri valori e semmai eventualmente cambiare qualcosa che non va bene … I ragazzi sono spugne, assorbono anche – e soprattutto – ciò di cui noi non siamo nemmeno coscienti. Un buon equilibrio personale e di coppia, prima o poi, vincerà su questi giovani fragili e in cerca del loro posto nel mondo. Un augurio a ogni famiglia perchè sappia gestire al meglio le difficoltà e abbia l’umiltà di chiedere aiuto quando non riesce da sola.
Cara Claudia,
sono molto felice di pubblicare il tuo commento.
In questo pomeriggio di fine luglio, a conclusione di un altro anno di lavoro, le tue parole di augurio diventano anche le mie per tutte le persone che, pur nella fatica che comporta stare accanto ad una persona in difficoltà o semplicemente in crescita, si dedicano a questo con tolleranza, coraggio e speranza.
Mio figlio adottivo di 16 anni dimostra da qualche tempo reazioni rabbiose e violente verso suo padre. E’ con noi da 7 anni e ha un trascorso di istituto e di maltrattamenti nei primi anni di vita. E’ bello, simpatico, dolce, tutti lo adorano ma con noi si scatena, specie verso il padre perchè non tollera di essere sgridato o criticato. Fa attività sportiva, ha molti amici, pochi fissi, è costantemente attaccato al telefonino ed ha dei comportamenti decisamente narcisisti (si filma e si guarda continuamente, si cambia spesso e si fotografa, cerca sempre consensi e like, passa molto tempo a vestirsi e profumarsi. Frequenta con piacere una psicologa ma sono preoccupata perchè anche lei lo trova adorabile e non vede il lato oscuro. Mio marito purtroppo ha abitudine di urlare, perde le staffe, va in collera e commenta con cattiveria le mancanze del figlio, però non è fisicamente violento come invece adesso accade al mio ragazzo. Ho paura di una personalità aggressiva e distorta, narcisista e oziosa. Ho paura per mio figlio, non so cosa fare.
Cara Marialaura,
grazie della tua email.
L’adozione è un evento molto particolare per la vita di una persona e il trauma dei primi anni non va mai trascurato. Se è affidato ad una collega e il ragazzo ci va volentieri è sicuramente una risorsa molto preziosa da proteggere.
Perché non provate a parlarne con lei? Quello che tu hai descritto potrebbe essere molto importante condividerlo con chi ha in carico tuo figlio.
E’ bene tenere presente che le emozioni e i pensieri negativi passano implicitamente nel rapporto e, forse, visto quello che descrivi di tuo marito, avete necessità di rivedere tutti insieme quel rapporto di fiducia che in adolescenza, a maggior ragione per un ragazzo adottato, viene sempre rimesso in discussione.
Un caro augurio,
Roberta
sono mamma separata di due figli maschi di 20 e 17 anni. I ragazzi vivono stabilmente con il padre in un altra città e frequentano la mia casa nei periodi di festa e di vacanza. Siamo molto legati e piano piano la nostra è diventata una famiglia allargata. Il più piccolo è il più chiuso e taciturno anche se molto intelligente. Qualche giorno fa ha sbottato dopo una provocazione del fratello che lo tacciava di non intendersi di alcuni argomenti e ha reagito violentemente mettendo le mani al collo del fratello più grande. Sono intervenuta con fermezza e mi sono anche spaventata forse perchè non ho abitudine ad assistere a queste reazioni e da loro non me lo sarei aspettato. Dopo il momento di sbotto era dispiaciutissimo, mortificato e piangeva disperato anche con me (che piangevo a mia volta). Purtroppo spesso con il fratello, ha reazioni di fastidio quando viene ripreso o redarguito. Come posso subentrare in questo rapporto per ristabilire un equilibrio (il fratello più grande deve fare il fratello e non atteggiarsi a padre)….Ho anche la sensazione che il piccolo abbia un pò di rabbia repressa. come posso aiutarlo a parlare e a liberarsi di qualche peso?
Cara Angela,
probabilmente hai intuito bene la situazione emotiva dei tuoi figli, tuttavia aiutarli in questo processo di maturazione psicologica e affettiva potrebbe essere un po’ più complesso per gli elementi dati dalla separazione che, anche se è serena, è sempre un evento altamente significativo per i figli (non beneficiano della contemporaneità e della cooperazione delle interazioni genitoriali che sono un modello importante per comprendere la gestione delle emozioni e delle relazioni: ad esempio appunto la gestione delle dinamiche del potere e/o dei momenti di disaccordo, di rabbia etc.)
Inoltre, sono due ragazzi ormai grandi e maschi, e questo unito al fatto che tu passi con loro principalmente il tempo delle vacanze forse non ti aiuta molto ad intervenire su questioni così delicate.
La prima cosa comunque che ti consiglio è di non dare troppo spazio ai sensi di colpa che sono il buon segno che teniamo all’altro ma non promuovono i comportamenti positivi. Puoi provare a spiegare loro che la conflittualità così come la rabbia esiste in tutte le relazioni e che è importante imparare a gestirla. Puoi dare loro, specie al più piccolo, il suggerimento di allontanarsi nel momento in cui si sente sopraffatto da una emozione e lasciare che passi prima di tornare dal fratello.
Poi bisognerebbe approfondire il modello maschile che hanno come riferimento, in particolare il padre, con cui è fondamentale che ti confronti, e provare a lavorare un po’ su quello. La gestione del potere e dell’aggressività, specie per un ragazzo, è davvero un elemento molto prezioso della crescita.
Un caro augurio!
Roberta
Gentile dottoressa.. Ho una figlia di 18 anni e mezzo.. È intelligente quando si riesce a ragionare insieme..spesso anzi sempre è molto aggressiva.. Urla..risponde male..dice che non ci sopporta..Che lei il prima possibile vorrà andar via di casa. In casa non aiuta a far nulla..ogni volta che le chiedo qualcosa mi urla..e offende..più a me che al padre..non le ho fatto mancare nulla.. Mi ha detto che mi disprezza.. Come posò fare..grazie Dell attenzione.
Cara Nunzia,
mi sembra importante che prima tu possa capire come mai tua figlia si sta ponendo in questo modo. Per l’età e il fatto che sembra più in conflitto con te, forse sta attraversando una fase di individuazione e separazione, nel senso che inizia a capire che è un individuo adulto e separato da voi. Alle volte questa fase può generare preoccupazione e timore di non essere all’altezza con reazioni che in adolescenza sfociano spesso in rabbia.
Provate a non reagire a questi momenti e a cercare il dialogo in un momento in cui vostra figlia è più disponibile ad aprirsi. Qualsiasi intervento educativo deve essere mosso da un preciso motivo.
Un caro augurio,
Roberta
Gentile Dottoressa Buona sera,
Le scrivo per chiederle un aiuto. Mio figlio ha appena compiuto 14anni e da qualche anno si sente sempre triste con sbalzi di umore repentini.
La notte ha difficoltà a prendere sonno, mi dice che ha pa u ra e la sorella più grande di 10anni lo ha sentito spesso piangere.
Ha fatto colloqui con psicologo (chiesto da lui x un paio di mesi, ma poi non è più voluto andare xche’ a suo dire non lo aiutava. Crediamo che il suo cruccio sia un problema di identità sessuale. Ho più volte preso il discorso dicendogli che qualsiasi suo orientamento non cambierà l’amore e la stima che abbiamo e che x noi è e sarà sempre nostro figlio e di far valere la persona senza fermarsi all’aspetto fisico. che si deve piacere x x quello che è. Ma quando prendo il discorso, si arrabbia e non vuole più parlare. Come posso aiutarlo??
Grazie
Stefania
Cara Stefania,
grazie della sua email. Posto che ovviamente le problematiche legate al corpo e all’aspetto sono centrali all’età di suo figlio e, a volte, possono anche essere davvero dolorose da superare, mi lascia un po’ perplessa il fatto che la situazione duri da così tanto tempo e che pur avendo chiesto di incontrare uno psicologo (che per la mia esperienza di quell’età corrisponde a situazioni di grossa sofferenza) poi ha anche chiesto di non andare più, forse bisognerebbe ipotizzare che non sia riuscito a dire il vero motivo della sua sofferenza. Avete esplorato le relazioni con i pari? Ci sono stati o ci sono episodi di isolamento, prese in giro o altro? Direi che voi come genitori non potete far altro che ricordargli che ci siete e che con voi può confidarsi, che nella vita si soffre ed è normale ma che forse a lui sta accadendo qualcosa di più impegnativo che richiede un aiuto speciale. Ditegli che ha fatto bene a chiedere aiuto ad uno psicologo e che questo è segno di intelligenza, ma che alle volte bisogna aver pazienza e trovare lo psicologo giusto per sé, e che quindi si può rifare il tentativo di cercare qualcun altro. Non esplicitate troppo i contenuti che voi ritenete siano i motivi del suo disagio, l’imbarazzo e la vergogna rispetto a certi argomenti e al rapporto con i genitori possono aumentare il muro che probabilmente si è creato magari anche solo per un’introversione o timidezza. In ogni caso, forse è preferibile il dialogo con il padre che non quello con la madre, vista l’età. L’importante è rassicurarlo con la presenza affettuosa e rispettosa.
Un caro augurio,
Roberta
Gentile dottoressa,
io e mio marito abbiamo 2 figli maschi di 16 e 12 anni. Il secondo è quello che ci sta preoccupando di più. E’ un ragazzo dolcissimo ma mostra segni di angoscia e di nervoso incontrollabile in occasione di fare i compiti. In queste situazioni vuole sempre qualcuno accanto, chiama per qualsiasi stupidaggine e quando si è vicino a lui spesso non riesce a trovare la calma e arriva ad insultare noi genitori che cerchiamo di aiutarlo perchè crede (almeno questo è quello che dice) che lo stiamo prendendo in giro. E’ come se nel nostro aiuto vedesse il suo fallimento che però si crea da solo perchè quando riesce a mantenere la calma le cose alla fine le sa fare. Sembra che voglia il nostro aiuto e poi lo rifiuti in un ciclo vizioso e continuo dal quale non riesce ad uscire.
Spero di essere riuscita a raccontare cosa succede. E’ complicato e difficile.
Cara Giorgia,
comprendo le difficoltà di stare accanto ad un giovanissimo alle prese con la crescita, l’idea di sé, le incertezze, insicurezze e la fisiologia del corpo che cambia.
Mi viene da darvi un piccolo suggerimento, per quello che mi è possibile da lontano. Proviamo ad immaginare che la richiesta di vicinanza sia relativa all’alterazione emotiva che il ragazzo sente e che lo manda in confusione non permettendogli di utilizzare le sue capacità. Provate a offrirvi non per l’aiuto ai compiti ma per ritrovare la calma e la fiducia, rassicurandolo sul fatto che è capace di svolgere i compiti. Potreste ad esempio accordarvi su un piccolo momento prima di fare i compiti in cui state con lui fino a che si sente calmo, oppure delle pause in cui si può fermare e chiedere la vostra presenza per raccontarvi le difficoltà che sta incontrando e trovare delle soluzioni insieme. Trattatelo come capace e confidate nella sua possibilità di trovare buone soluzioni per sé, ovviamente con l’aiuto dell’adulto.
Un buon libro per voi genitori potrebbe essere Genitori Consapevoli di J.Kabat Zinn
Un caro augurio,
Roberta
Buongiorno dottoressa….è molto difficile spiegare ..cercherò di essere precisa…..io vivo con il mio compagno ed il figlio di15anni…la mamma è andata via chiedendo la separazione con addebito….non le dico cosa combina da quandò ha saputo che il suo ex vive con me..premetto che lei fa uso di psicofarmaci e in più beve alcolici….torniamo a quello che volevo chiederle…insomma questo ragazzo (che amo come se fosse mio figlio)ultimamente ha dei comportamenti aggressivi ….sia con me che con suo padre….stamattina per esempio mi stava dando un calcio …poi si è trattenuto ..perchelp prima ha lo scatto poi credo che ci ripensa e si ferma,,,io e lui abbiamo un bellissimo rapporto parliamo di tutto ..spero in una sua risposta grazie mille
Cara Rossella,
la difficoltà a regolare le emozioni e il comportamento è abbastanza tipica dell’adolescenza, tuttavia se siete molto preoccupati potreste provare a consultare un collega per valutare se quello che sta avvenendo chiede un intervento professionale o è sufficiente qualche accorgimento comunicativo per capire con il ragazzo cosa lo sta facendo arrabbiare e aiutarlo a gestire le sue emozioni.
Mio figlio 14 anni è sempre triste arrabbiato, cerca sempre amici ma nessuno alla fine lega veramente con lui.
Divorziata da 10 anni, suo padre lo vede ma è poco presente, disoccupato, ma non lo cerca quasi mai! Lo vede a week end alterni è tutto finisce lì.
A scuola non va bene non studia, non ha passione per nulla e ho provato di tutto .
Siamo io e lui fondamentalmente soli da tutti oltre a mia mamma.
Cerco consigli grazie
Sarà
Cara Sara,
sono troppo pochi gli elementi per poterti aiutare. La cosa più importante mi sembra quella di superare la solitudine, tua e di tuo figlio; non rimanete soli! Cercate compagnia e aiuto, magari partendo da un servizio per poi costruire una rete sociale e amicale. Cerca il Consultorio Familiare della tua zona e rivolgiti a loro, sapranno certamente indicarti come fare!
Buongiorno Dott.ssa.
Ho un figlio di 18 anni da sempre ipersensibile e molto attaccato alle sue abitudini. Purtroppo per lui, quest’anno siamo stati costretti a traslocare abbandonando la grande casa singola dove era sempre vissuto e che amava molto, per trasferirci in un appartamento più piccolo sempre nella stessa città. Lui non accetta minimamente questo cambiamento, per quanto abbiamo cercato di renderlo meno traumatico possibile. Ha comunque la sua camera e i suoi oggetti, ma si lamenta continuamente della nuova abitazione e non accetta assolutamente le spiegazioni razionali che abbiamo fornito per il trasferimento, che tra l’altro era pianificato ormai da 5 anni quindi sicuramente non improvviso. La sua sofferenza e rabbia ultimamente si trasformano in aggressività verbale, e ammetto che questo mi porta a perdere la pazienza: farò tesoro del suo consiglio di non reagire. Come potremmo aiutarlo visto che tra l’altro non vuole assolutamente accettare un aiuto esterno di un professionista? Grazie e cordiali saluti
Cara Angela,
mi sembra di capire che avete davvero fatto tutto quello che era possibile per rendere il cambiamento un momento comprensibile e accettabile anche per vostro figlio.
Le due caratteristiche che ha descritto di suo figlio lasciano presupporre una fragilità personale che condiziona la sicurezza di sé, che probabilmente andrebbe esplorato da un professionista, prima che si trasformi in chiusura e rigidità.
Non conoscendo altri dettagli, mi limito a considerare il fatto che vi siete già posti con molta coscienza e delicatezza e che il vostro ruolo non può essere quello di coprire fragilità a carico del ragazzo che, data anche l’età, è molto importante sia sentita come responsabilità propria, per la propria vita.
Nel vostro caso, davvero, vi consiglierei di non fare più di così e, piuttosto, dare dei limiti chiari all’aggressività in modo che anche lui possa iniziare a comprendere che il disagio percepito è un elemento del suo mondo interno e che ha certamente la forza per riuscire a gestirlo (magari comprende anche la necessità di chiedere aiuto a qualcuno).
un augurio!
Grazie mille, davvero gentilissima. Seguiremo il suo consiglio.
Buongiorno dott.ssa…ho due figli maschi uno di 14 e l’altro di quasi 18…sono circa 2/3 anni che il piccolo è cambiato totalmente…rifiuta le regole sia a casa che a scuola…risponde male e si isola nella sua camera….frequenta solo il fratello o comunque ragazzi più grandi di lui…dalla scuola arrivano continui moniti…va male in quasi tutte le materie ed è menefreghista con gli insegnanti…fa quello che vuole nonostante venga richiamato…io sono separata da 2 anni anche se cmq viviamo vicini e in buona armonia…il padre lo vedono ogni gg e vanno d’accordo…sono seriamente preoccupata in quanto ho provato tutto….punizioni privazioni…psicologo…discussioni…sembra però nn cambiare nulla…può aiutarmi…grazie
Cara Debora, quando si sente di aver provato di tutto è necessario fermarsi, non fare più nulla e provare semplicemente ad ascoltare. A volte, il timore che succeda qualcosa di sbagliato copre il silenzio necessario per comprendere quello che sta avvenendo davvero.
Salve dotorseaa, non sono una mamma ma una sorella preoccupata. Mia sorella minore ha 12 anni e da un anno a questa parte è diventata ingestibile. Vengo ora d un discussione con lei in cui ho cercato di capire quali siano i suoi problemi ma non fa altro che respingermi e assumere un atteggiamento di strafottenza. Con mia mamma non va assolutamente d’accordo (i nostri genitori si sono separati d due anni) e il padre non vuole neanche vederlo. L unica persona che sembra accettare è nostra cugina che ha la sua stessa età. In casa ci risponde indietro, non ascolta, sta davanti alla TV tutto il giorno, non studia, non le importa di null. Mi racconta solo di questa sua compagna che a detta sua le ruba tutte le amiche. Io non so come aiutarla o aiutare mia madre. I suo atteggiamento mi fa passare la voglia di aiutarla.
Cara Sara,
pubblico il tuo commento perché mi sembra molto prezioso ricordare che, per fortuna, viviamo in realtà famigliari fatte anche di fratelli, sorelle, nonché zii, zie, nonni e tanti altri adulti che sono fonte importantissima per la salute emotiva dei ragazzi. E’ molto importante che ci sia questa tua attenzione al benessere di tua sorella e tua madre, darà i suoi frutti certamente anche se ora non li vedi! Cerca solo di non caricarti di troppa responsabilità. Tua sorella apprenderà come essere più serena soprattutto da come e quanto sarai serena tu! un caro augurio
Buongiorno,
Sono divisa da quando mio figlio e’ nato , ed abbiamo sempre convissuto insieme a mia madre di 86 anni. Nel 2016 mio figlio ha compiuto 13 anni . È’ sempre stato un ragazzo piuttosto chiuso ma ora il nostro livello di dialogo e’ praticamente …Inesistente , salvo quando ha richieste economiche da farmi ! I suoi giudizi sulla sottoscritta e sulla nonna sono a dir poco irriverenti e mortificanti : Siamo inutili, incapaci , strane e dobbiamo stare zitte ! Tanto comunque non capiamo nulla ….
Sembra sempre triste ed arrabbiato ; la Scuola e’ tempo perso per lui mentre trascorre intere giornate davanti ai videogiochi ….Ogni tanto , quando sono esasperata gli tolgo tutto …!! Dopo avermi rivolto Insulti e parolacce si chiude comunque nella sua camera . A pranzo ed a cena si rifiuta di mangiare con noi .. Gli diamo entrambe molto fastidio ! Sono così demoralizzata perché consapevole di quanto amore io provi per mio figlio e di quanto lui in questo momento mi disprezzi ! È dura, e’ davvero molto dura ! Grazie
Cara Nadia, dov’è il padre? Ci vuole proprio necessariamente la figura maschile per aiutare il figlio a crescere. Non è disamore verso la madre ma necessità di un confronto al maschile. Se non può esserci il padre, chieda ad un uomo adulto di sua fiducia di aiutarla nel compito educativo.
un caro augurio!
buonasera, ho un ragazzo di 17 anni e una figlia e un figlio più grandi che vivono da soli. questo ragazzo è già da un pò che ha problemi, dall’inizio dell’ anno scolastico x via di alcune relazioni con delle ragazze, andate male,ha cominciato a dare segni di chiusura verso tutti e anche a scuola ha cominciato a peggiorare.il suo comportamento aggressivo e depresso ci ha portato a chiedere aiuto a un coach.
direi che questo lo h molto aiutato, ha cominciato a parlare di piu, a relazionarsi di più con tutti, ma nel frattempo ha voluto smettere di andare a scuola (nonostante gli piacesse e anche a parte un paio di materie andava anche abbastanza bene). il problema però è che adesso è a casa,e lo vedo che è insicuro, non sà cosa vuole fare, si vede brutto ( e non lo è). stasera ha litigato con sua sorella più grande solo xchè lei si e permessa di mandare un msg a una ragazza che lui era interessato….e mi è sembrato di rivederlo un pò di tempo fà….arrabbiatissimo, piangeva dicendo che nessuno lo capisce, che da solo non sà far niente…è arrabbiato col mondo intero e noi non sappiamo più cosa fare, vediamo che soffre xchè si sente inadeguato al mondo. non vuole che ci intromettiamo ma così non possiamo più vederlo. mi chiedo se non basti più la coatch.
Buongiorno, ho un figlio di quasi 12 anni che frequenta la prima media. È sempre stato piuttosto nervoso è permaloso, anche durante le scuole elementari, manifestando il suo disappunto in modo molto sostenuto quando riteneva di essere incolpato ingiustamente, con indignazione delle maestre. La situazione sembrava migliorata fin dall’inizio della prima media, con splendido voto anche in condotta. Mi sono sconvolta e lo sono ancora quando ieri, all’uscita da scuola, ho parlato con il docente che mi ha riferito di una scenata isterica durante la sua ora di tecnica, solo per aver chiesto a mio figlio il diario, in quanto richiamato perché correva in classe. Sono amareggiata e preoccupata. Dovrei parlare con la psicologa della scuola avvisando che lui può avere questi scatti di rabbia, in cui alza la voce fuori luogo o sperare che non succeda altro fino a fine anno? È il caso di chiedere aiuto ad un consulente esterno? Io vorrei ma non so chi possa davvero fornire un aiuto. Lui dice di saper gestire la sua rabbia (come si è visto ieri, non è ancora in grado di farlo). Grazie per una risposta, Valeria, Bg
Cara Valeria,
non mi è chiaro cosa è stato fatto alle elementari per aiutare suo figlio nella gestione della rabbia. Se è già stato fatto qualcosa, provate a riprendere il filo di quell’intervento. Se il comportamento non si è più ripresentato spontaneamente, bisognerà tener conto che certe modalità possono rimanere silenti e ripresentarsi in un momento di fragilità e allora senza farsi amareggiare da una regressione, che è normale nei processi di crescita, sarà importante allearsi con il figlio nell’obiettivo di costruire degli strumenti più adatti all’età per gestire gli impulsi e le frustrazioni. Alleatevi con la sua parte cresciuta e responsabile ascoltando però anche il peso per le proprie fragilità. A 12 anni si ha ancora un po’ di tempo per cambiare.
Buongiorno dott.ssa,
alle elementari non abbiamo chiesto interventi perchè, a parte un episodio a scuola, in cui si è arrabbiato perchè accusato di copiare durante una verifica, negli altri contesti si è sempre gestito bene.
Lui gioca a basket con circa 8 ore di allenamento settimanale e partita di domenica. Come dice lei, spero di cuore che gli episodi diradino. Grazie per il cortese riscontro avuto, saluti
Buonasera dott.ssa, le scrivo a distanza di un mese dopo ulteriore riscontro scolastico sul comportamento di mio figlio. Quello che mi è stato evidenziato da alcuni insegnanti è ancora una reazione esagerata verso i compagni quando capitano lo scherzo, il diverbio, il dispetto.. essendo lui così permaloso è un facile bersaglio da parte dei compagni. Dalla sua esperienza, come si può smussare questo lato del carattere facendolo rientrare in reazioni normali nei confronti degli altri e non istintive, come quotidianamente gli ripeto? Io sono preoccupata per la sua crescita, non ha nessuna corazza di protezione. Grazie, Saluti
Dott.ssa. Abbiamo un ragazzo di 14 anni, è molto intelligente, ma è pigro, non vuole fare nessun tipo di sport o ginnastica, stiamo sempre a litigare perchè vuole stare sempre attaccato al cellulare, non scarica tutta l’energia che ha, sempre è stato abbastanza aggressivo, da piccolo già presentava segni violenti, è oppositivo non vuole seguire le regole a casa, e sè una cosa non li sta bene subito manda i calci a le cose, anche a volte da i pugni e calci al padre, da 6 mesi abitiamo con i nonni paterni, anche con loro è diventato scontroso e maleducato, a scuola non va male, ma neanche tanto bene. noi non riusciamo a metterlo in punizione perchè subito comincia ad agredire le cose e a noi con strilli ed spintoni. Ho chiesto un colloquio con una psicologa di famiglia, ma lui si rifiuta di andare, dice che non vede perchè deve raccontare i suoi problemi ad un’altro.
Lui ha fatto 5 anni di psicoterapia, sembrava che ci fosse stato un cambiamento quando ha iniziato la prima media, pero adesso che fa la terza, il problema si è accentuato notevolmente. Siamo disperati, non riusciamo ad avere un dialogo con lui, dice che solo si fida degli amici. Io li ho detto che perchè, sè sempre abbiamo potuto dialogare e parlare delle sue cose e perchè adesso no? Risponde che non ha più fiducia in noi, ma non sapiamo il motivo.
Buongiorno ho un figlio di 11 anni che, ultimamente manifesta molta aggressività specialmente nei miei confronti, alternata a momenti di dolcezza nei quali manifesta tutto il suo attaccamento. Sono molto sconcertata da questo suo comportamento perché basta un niente per farlo esplodere e allora sono parolacce urla porte sbattute etc. io cerco di farlo calmare ma in quei momenti è come se non ragionasse.
Sia io che mio marito stiamo provando di tutto (dolcezza, fermezza punizioni) per cercare di risolvere questa situazione, ma fino ad ora non abbiamo ottenuto niente.
Con gli amici è sempre molto socievole e allegrone tutto il contrario di come si pone in famiglia
Quando si calma allora mi chiede scusa mi dice che mi vuole un bene dell’anima e che non può vivere senza di me (sembra quasi innamorato) però mi da la colpa per quanto successo perché dice che sono io che lo provoco.
Stiamo vivendo un periodo pessimo io spero sempre cambi .
Grazie per l’attenzione Buona giornata Monica
Gentile dottoressa,
ho due figli, un maschio di 23 anni ed una femmina di 17. Il maschio ha attraversato l’adolescenza con grande serenità, oggi è un adulto responsabile e maturo. La ragazza ha sempre avuto un carattere aggressivo e complicato da gestire, ma in questi ultimi anni la situazione è degenerata. Non accetta un solo “no”, reagisce violentemente ad ogni piccola frustrazione (es: doversi alzare al mattino per andare a scuola anche se ha ancora sonno….). Urla, toglie le lenzuola dal letto, da pugni alle porte e spesso aggredisce anche fisicamente (a me per esempio tira i capelli). Io e suo padre siamo separati da un paio d’anni: la separazione è stata preceduta da una lunga crisi in cui il mio ex marito non accettava assolutamente di separarsi. Non che ora l’accetti meglio, comunque ha una casa sua anche se praticamente frequenta casa nostra ogni giorno. In qualche momento di tranquillità ho parlato con mia figlia della separazione, lei almeno a parole sembra averla accettata con serenità anche perchè vede il padre tutti i giorni. Ci accusa di preferire il fratello, sempre studioso e tranquillo. Vive nei suoi confronti un misto di sentimenti di amore e odio. Insomma, a casa è davvero un inferno, so che i vicini di casa parlano di mia figlia come di una ragazza con problemi psichici, è davvero mortificante. Leggere i commenti al suo articolo un po’ mi conforta, vedo che, seppur con qualche differenza, situazioni come la mia non sono così inconsuete……
Gentile Dottoressa,
Sono una mamma divorziata con due figli una ragazza di quasi 13 e un bimbo di nove. Dopo la separazione, ci sono stati anni di molta tensione, sopratutto per me perché mio ex marito mi lasciai senza niente in banca passando di un tenore di vita agiato a fare tantissimi sacrifici e rinunce. Dopo il divorzio, e per chiudere definitivamente delle controversie economiche con il padre dei miei figli, d’accordo con i miei ragazzi, specialmente a richiesta di mia figlia decisi di trasferirmi all’estero coi ragazzi. Il padre, così, mai stato presente, risolveva l’unica sua preoccupazione: chiudere con noi per vivere con la nuova compagna. I ragazzi non hanno mai mostrato disaggi evidenti dopo la separazione e malgrado le difficoltà economiche e affettive, ho sempre cercato di lasciare fuori i ragazzi e farli vivere una infanzia serena. Le mie difficoltà con mia figlia sono cominciate con lo sviluppo: pur essendo rispettosa nei miei confronti e molto aperta con le amiche non ha mai ammesso i NO ed ha sempre preteso di decidere autonomamente. Molto attaccata a lo smartfone e al computer, ai social e ai gruppi WhatsApp non ha mai accettato i miei consigli di essere cauti, di evitare certe pubblicazioni e di curare la propria immagine sul web. Mia figlia si è sviluppata molto in fretta, è una bella ragazza e si mette in mistra a volte in modo poco consono ad una ragazza con dei valori morali. Si atteggia graficamente come una “lolita” e pubblica delle foto che possono risultare ambigue e malinterpretate. La mia paura è che queste foto che lei pubblica possano essere usate da questi gruppi, di persone tra l’altro sconosciute, con una fine maligna, a modo di bullismo o altro. Ultimamente ho notato una certa frivolità e rimpiange un tenore di vita come hanno certe amiche che possono permettersi lussi che noi non possiamo. Ho parlato a lungo con mia figlia sull’uso scorretto dei social e dello smartfone ma è inutile. Diventa irascibile quando metto via il cellulare a modo di punizione per cattivo comportamento ed uso, ma lei reagisce come se le togliesse la “droga”, arrivando al punto di autolesionarsi con la pratica del cutting o dicendo di aver preso dei farmaci facendomi volare con lei in ospedale per dopo scoprire che non c’era nessuna traccia di medicinali.
Il mio problema è come fare capire a lei la pericolosità di questi suoi atteggiamenti e relazioni virtuali, e sopratutto che accetti di stare senza cellulare qualche ora al giorno senza vivere con la paura che lei possa farsi del male come atto ribelle nei miei confronti quando non cedo alle sue richieste. Premetto che abbiamo fatto delle visite da psicologi e neuropsichiatri che dopo i colloqui con lei hanno confermato che lnon avrebbe tendenze suicide ma solo di chiamata di attenzione. Io però vivo con il terrore che lei possa farsi o farmi del male dalla frustrazione di non poter fare quello che vuole. ( non è una che dice cosa ha intenzione di fare, ma si chiude in un pianto silenzioso e poi agisce). Cosa mi consiglia Dottoressa?
Gentile Maria,
il genitore è molto importante nella crescita del figlio, ma non è l’unico educatore e riferimento. Inoltre il figlio ha anche (fin dalla nascita!) un suo unico e particolarissimo modo di interagire con gli altri e di comprendere la vita. Capisco che nella vostra vita familiare ci siano state e ci sono ancora delle fatiche importanti ma potrebbe essere il caso di ricordarsi che alle volte hanno influenza anche il gruppo sociale e amicale che si frequenta in adolescenza o comunque la propria indole, più o meno tranquilla. Visto che tua figlia ha già incontrato diversi psicologi e neuropsichiatri è probabile che le sia stata fatta la proposta di un percorso di aiuto, e su questo io punterei. Probabilmente il tuo compito ora è proprio questo, aiutare tua figlia a prendersi la responsabilità sulla propria preziosa vita e iniziare a rendersi consapevole, un po’ alla volta, delle sue scelte.
Auguri!
Buonasera gentile dottoressa. Sono una mamma separata da 11 anni. Ho due figli uno dei quali 27 anni è fuori casa. La minore ha appena compiuto 18 anni ed è la mia spina nel fianco in questo momento. Oggi è arrivata a casa la polizia, chiamata da qualcuno nel palazzo in seguito alle sue urla. Si è svegliata già nervosa non rispondendo neanche al mio buongiorno. Sono uscita per delle piccole commissioni e mia madre (che vive in casa con noi da qualche mese dopo la morte di mio padre) mi ha chiamato per dirmi di tornare subito a casa. Era presente anche il suo ragazzo con il quale ha una relazione da 1 anno. In seguito al fatto che mia madre voleva impedirle di fare una doccia in quanto aspettavamo l’idraulico, ha cominciato ha strillare come un ossessa e sbattere all’aria vestiti e oggetti del bagno tanto che qualche vicino si è allarmato ed ha pensato di chiamare le forze dell’ordine. Già in precedenza ha avuto questo tipo di atteggiamento nei miei confronti. Ho provato a scriverle a parlarle a minacciarla…cosi ho sperato oggi che magari delle figure in divisa potessero essere d’aiuto a farla desistere da questo tipo di atteggiamento. È pur vero che anch’io per farmi ascoltare piuttosto che le botte preferivo urlare per educarla, probabilmente ha fatto sua questa dinamica… quando mi sono resa conto ho cercato di correggermi. Le ho detto di andare a stare un po’ da suo padre. Lui non è mai stato molto presente, mai una vacanza, un natale, saltava i week end, una festa di fine anno… Zero. Ora con lui ha un buon rapporto (telefonico) ed io sono quella da annientare insultare sopraffare. Sarei felice se avesse un buon rapporto con suo padre ma vorrei anch’io una relazione sana divertente gioiosa con lei. P. S. Rispetto a suo fratello lei si è sentita sempre il brutto anatroccolo e non hanno mai avuto una relazione. Questa è la cronaca ma dietro c’è tutto il mio e il suo dolore. Grazie Franca