Quando e perchè chiedere aiuto

 

Sempre più le nostre relazioni si fondano sulla richiesta di essere perfetti, ogni incrinatura al nostro aspetto fisico o psichico, rischia di metterci fuori gioco.

Sempre meno troviamo persone disponibili ad ascoltare, ancor meno se si affrontano tematiche emotive, interiori profonde. In genere si ascolta più volentieri chi ci parla di successi e risultati ma spesso è anche la mancanza di educazione emotiva e relazionale che non permette di trovare le parole per esprimere e capire questi vissuti.

L’esperienza dell’essere ascoltati è sempre più rara nei nostri rapporti eppure rimane anche la più ricercata. Un’apertura sulla sofferenza che ciascuno di noi può trovarsi a vivere può intimorire l’ascoltatore che non se la sente di farsi carico di un’emotività negativa oppure teme di non saperla gestire.

Eppure, scrive  Dostoevskij,

La sofferenza è l’unico motivo della conoscenza. E sebbene abbia dichiarato che secondo me la coscienza è per l’uomo la più grande disgrazia, so però che l’uomo l’ha cara e non la scambierebbe colle maggiori soddisfazioni.

Chi ha vissuto un’esperienza di sofferenza sa che, se ne ha compreso i motivi  ed è riuscito ad affrontarla, ha arricchito la sua esistenza e ha compreso di sé e del mondo qualcosa di nuovo che gli permette di avere strumenti in più nell’affrontare altre difficoltà.

Certo l’uomo è teso verso la ricerca della felicità, ma trovarsi a vivere una sofferenza è esperienza comune. Ci sono sofferenze che si possono risolvere in un periodo e che sono legate ad eventi di vita; in questo caso cerchiamo l’aiuto e il conforto degli amici e dei familiari. Altre volte, soffriamo per situazioni che continuano a riproporsi in modo molto simile o per qualcosa che sorge dalla nostra vita interiore. Difficilmente l’aiuto delle persone care in questi casi può essere risolutivo, con il rischio di creare circoli viziosi in cui la nostra richiesta di aiuto, a cui le persone che ci stanno attorno non possono rispondere, allontana o ci fa allontanare anche da loro, creando ulteriore disagio. Oppure, viviamo questi disagi nella solitudine perché non riteniamo che gli altri potrebbero capirci o sostenerci.

La sofferenza si può esprimere in vari modi. Semplice riconoscerla quando parla attraverso le nostre emozioni: tristezza, rabbia, apatia, ansia. In questi casi se non si riesce a trovare una causa diretta e se il vissuto permane per qualche tempo è bene rivolgersi ad uno specialista. Imparare a riconoscere i propri stati emotivi e a prendersene cura in modo adeguato è fondamentale anche a livello preventivo. Lo specialista, ovvero lo psicologo, lo psicoterapeuta o lo psichiatra, è l’unico che può valutare correttamente lo stato di benessere psichico, dando le indicazioni più adeguate su come affrontare la situazione.

Altre volte, invece, la sofferenza è manifestata da un sintomo fisico, come un mal di testa, o da una fatica a portare avanti un proprio impegno, come ad esempio una difficoltà scolastica; infine potrebbe manifestarsi nella nostra vita relazionale, dalle difficoltà a vivere pienamente la vita coppia o le relazioni amicali. In questi casi la comprensione di quello che accade non è immediata e probabilmente la persona si accorge che qualcosa non va solo dopo lungo tempo, dopo “averle provate tutte”, arrivando a prendere coscienza di aver bisogno di aiuto psicologico dopo un po’ che il problema si è manifestato.

Non ci aiuta la diffidenza che normalmente si ha dei professionisti, psicologi psicoterapeuti e psichiatri, a cui si attribuiscono poteri magici quali la capacità di leggere il pensiero o influenzare ipnoticamente l’altro.

Questa immagine non corrisponde ad un professionista che ha invece competenze che gli permettono di ascoltare in modo speciale, comprendendo  oltre il senso comune.  Egli è in grado, per conoscenze ma soprattutto per competenze costruite nel corso di una lunga preparazione professionale e personale, di pensare l’altro comprendendone i bisogni e le fatiche in modo profondo. La possibilità di essere pensati dall’altro è la via obbligatoria per la nascita e la rinascita della nostra capacità di autoconsapevolezza che ci permette di trovare significato alla nostra vita e, quindi, di star bene.

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