I due si incontrano, bastano pochi elementi, uno sguardo, un gesto, una parola, si piacciono, si legano.
Per qualche mese, gli effetti “allucinogeni” dell’innamoramento evidenziano e ingigantiscono gli aspetti positivi dell’altro e della nuova relazione, nascondono o minimizzano le spigolature. È un meccanismo ormai noto e pressocchè identico a 16, a 30 o ad 80 anni. La natura in questo modo ci spinge, o meglio ci sbatte contro l’altro che altrimenti preferiremmo non incontrare perché sconosciuto e, quindi, inevitabilmente temuto. La sintonia regna sovrana e i due sembrano essere davvero la metà di una stessa mela, come nel mito platonico. Straordinario il destino che ha fatto incontrare due esseri fatti da sempre uno per l’altro! Il senso stesso dell’esistenza diventa quell’incontro dove la comprensione e la visione del mondo trovano, finalmente, conferma vicendevole.
Dopo qualche tempo, al massimo qualche mese, il funzionamento mentale torna all’assetto normale e noi ricominciamo a mettere a fuoco più i nostri desideri e bisogni che quelli dell’altro sono diversi, oppure ci rendiamo conto, inorriditi, che anche l’altro mira a soddisfare prima i suoi. Il partner assume di nuovo una multidimensionalità con vari limiti e difetti. Infine, durante certe pesanti litigate, possiamo anche arrivare a mettere in dubbio i nostri sentimenti o a non capire più il motivo di tanto innamoramento, passato appunto.
L’adulto riconosce, per la maggior parte del tempo della sua vita, che la coppia richiede tolleranza e collaborazione. Riuscire a comprendersi e ottenere benessere per entrambi non sono automatismi derivanti dall’innamoramento ma conquiste che si possono ottenere solo in due.
Tuttavia, pur sapendolo da un punto di vista intellettivo, è necessario poterne fare esperienza, perché solo “provando sulla propria pelle” cosa significa costruire con l’altro ogni giorno della vita di coppia tenendo insieme piacere e dispiacere , possiamo dire di averlo compreso. Come il neofita sub che impara in aula come cambia la pressione in immersione e poi si ritrova sott’acqua a compensare riconoscendo fisicamente la necessità.
Ebbene, questa danza a due richiede capacità, volontà e allenamento, conoscenza e fiducia reciproca.
Richiede che si riconosca il valore della relazione di coppia come strumento di crescita personale in cui l’altro, certo ingaggiato nella relazione per motivi simili ai nostri, è portatore sano della discontinuità e di quell’attrito, per fortuna leggero, che introduce il dubbio rispetto alle nostre scelte, che ci costringe al movimento verso altre scelte nuove e più complesse.
L’idea fiabesca di un amore onnicomprensivo, totalizzante e rilassante rischia di creare allora idealizzazioni che non solo rimangono nella sfera sognata ma che non sono nemmeno buoni fari da seguire per misurare la nostra reale dimensione di coppia.
Dall’innamoramento al decadimento il passo è breve, specialmente quando non si hanno più 20 anni.
Gent.mo Pierangelo,
non so se ho inteso bene il suo commento ma mi sento di risponderle che l’innamoramento, se non trova continuità nell’amore, può diventare effettivamente una vera delusione a tutte le età. Auguri, Roberta