Quando si inizia la ricerca di un figlio, spesso si arriva con un desiderio maturato a lungo. Se passano diversi mesi dal primo tentativo, nella mente iniziano a fare capolino prima timidamente e poi con sempre maggiore ossessione pensieri emotivi di timore ma anche di tensione e frustrazione. Pensieri che non si esprimono alle volte nemmeno in coppia e spesso non è possibile parlarne apertamente con altri familiari o amici. Intorno a questa questione ci sono ancora molti tabù e giudizi e facilmente il primo pensiero andrà alla colpa di non essere adeguato o adeguati come coppia che porterà la persona a chiudersi ulteriormente. A volte aprirsi e confidarsi fa scattare le solite raccomandazioni “I bambini arrivano, devi solo rimanere tranquilla” “Quindi se non arrivano figli è perché non riesco ad essere sufficientemente tranquilla come sono riusciti invece tutti gli altri che sono diventati genitori? Allora è proprio vero che qualcosa in me non va!”.E’ così che frasi dette per essere di sostegno, non solo non aiutano ma vanno ad aumentare solamente il senso di inadeguatezza, innescando un ulteriore circolo di sensazioni negative sull’idea di sé, del partner o della coppia.
Quando non realizziamo i nostri desideri, la frustrazione ci porta a cercare una causa ed è possibile che si accanisca nella ricerca con grande giudizio. Il giudizio mette in ordine e dà un nome a tutte le cose che accadono, così apparentemente sappiamo cosa fare e cosa non fare. Tuttavia, quando il giudizio si rivolge verso la nostra intimità più profonda dell’identità, della relazione, dell’amore e dei corpi può diventare un grande nemico. Varrebbe davvero la pena non giudicarsi e non giudicare la relazione e il partner per quello che sta accadendo.
Sospendere il giudizio e mettersi in ascolto è l’atteggiamento più importante da imparare all’inizio della scoperta dell’infertilità.