Visto il mio interesse per i traumi e, ovviamente, per la loro rielaborazione e superamento, ho guardato volentieri Riegn Over me, un film intenso sulle vicende di un uomo che, nell’attentato alle Torri Gemelle, ha perso tutta la famiglia, moglie, tre figlie, anche il cane.
Il film ben descrive il Disturbo Post Traumatico da Stress e fa riflettere anche sull’approccio terapeutico e sulla necessaria comprensione profonda del Trauma. Una bella recensione la puoi trovare qui.
Due cose in particolare hanno attirato il mio interesse e le ritrovo centrali nel lavoro terapeutico, aldilà delle tecniche specifiche, come l’EMDR, che aiutano notevolmente il processo.
Il protagonista è rimasto solo, è solo, ha già perso i genitori in infanzia e ora ha perso, nuovamente, le sue persone. L’impossibilità di rielaborare il trauma e il gravissimo lutto è proprio dato dal fatto che non ha più la sua base, la sua relazione sicura.
Ai genitori della moglie, anch’essi ovviamente in lutto, ma che lo rimproverano del suo isolamento e comportamento aggressivo, egli risponde guardandoli “Tu ha lui e lui ha te”. Intendendo così descrivere quel profondo senso di pace su cui ciascuno di noi può contare fino a che la nostra persona c’è. Non si tratta tanto di avere una relazione in cui tutto funziona sempre perfettamente, ma piuttosto di sperimentare quello sguardo di riconoscimento che ci fa dire “io esisto”.
Quanto abbiamo necessità di quello sguardo e quanti danni più o meno profondi comporta l’assenza o la carenza di quello sguardo soprattutto in infanzia e in adolescenza! E quanti rimproveri e rancori suscita se non lo otteniamo anche da adulti.
L’altra frase che mi ha colpita è di una profonda verità, nella sua estrema semplicità.
Ad un certo punto la terapeuta dirà all’uomo che è necessario che lui trovi il modo di raccontare la sua storia, e che non basta stare insieme a chiaccherare.
La narrazione della nostra storia, delle parti più dolorose, di quelle che rimangono a volte anche senza parole, è un processo necessario per la comprensione e l’elaborazione del nostro mondo interno.
Una mente e un cuore che ascoltano con attenzione ciò che abbiamo vissuto e che proviamo è il fattore terapeutico più evidente nelle nostre stanze d’analisi e la caratteristica di ogni relazione umana speciale.