Roberta De Coppi, psicologa e psicoterapeuta di coppia
La relazione tra Bianca e Piergiorgio ben rappresenta la precarietà che constatiamo con evidenza nel mondo del lavoro ma che più subdolamente si infiltra anche nella nostra intimità affettiva.
Infatti, nello scenario odierno, le difficoltà di realizzazione professionale, ormai importante anche per le donne, e le fragili condizioni economiche assumono spesso il monopolio nelle scelte affettive e relazionali.
Il valore personale sembra passare attraverso il biglietto da visita. Basiamo la nostra autostima sulla presentabilità sociale: esperienze lavorative e guadagni devono essere sufficienti a mantenere un tenore di vita che risponda a bisogni che, nel frattempo, si sono amplificati in maniera esponenziale. Un circolo vizioso che fa perdere di vista quello che più semplicemente siamo, ovvero degli esseri relazionali che si rassicurano attraverso il contatto affettivo e che si arricchiscono nel confronto intimo con l’altro. Nella mia pratica di terapeuta trovo che questo sia il messaggio di fondo racchiuso in ogni domanda di aiuto. Ecco perché a Bianca viene il magone quando, nonostante la sua giornata stimolante, la sera si accorge di dover cenare da sola e di non potersi addormentare con il suo Pier. Proprio questo desiderio di trovar rifugio in una dimensione relazionale dà senso profondo alla coppia, nonostante le mille difficoltà e incomprensioni che la possono mettere alla prova.
Pier attende che la compagna si realizzi e non si pronuncia in un suo desiderio di coinvolgimento, probabilmente non perché non ci sia ma perché caricato di tante, troppe aspettative. Oggi ci permettiamo un coinvolgimento con l’altro solo quando è “tutto a posto”, rimandando così al futuro idealizzato un progetto delicato e impegnativo.
Bianca, dunque, pensa ai suoi nonni, per darsi coraggio, per avere la controverifica delle sue infinite possibilità. Però non fa i conti con una differenza fondamentale.
I nostri nonni non permettevano nemmeno alle bombe, che rendevano il futuro piuttosto nebuloso, di intaccare il loro progetto affettivo. La relazione di coppia e, quindi, la famiglia che ne derivava come logica conseguenza affettiva erano il rifugio, il luogo sicuro al quale non si sarebbe rinunciato per nulla al mondo.
Siamo probabilmente in una fase di transizione dopo i cambiamenti rivoluzionari che hanno favorito la realizzazione personale a discapito dell’appartenenza ad una rete familiare e sociale e che hanno scardinato i ruoli di genere di un tempo. Dovremmo rifondare la legittimità del desiderio di stare insieme, completandolo e non vanificandolo con queste nuove richieste.
Dottoressa concordo completamente con la sua analisi.
Su questo argomento ho sempre ben impressa una delle scene finali, forse la scena finale, prima del finalino consolatorio imposto dal mercato cinematografico, di ” Tra le nuvole” (up in the air, 2009) dove il protagonista ( G. Clooney) si ritrova solo di notte davanti al fallimento della sua vita affettiva in un hotel con la facciata composta da tante piccole vetrate che ricordano centinaia di piccole monadi, tute ammassate ma senza speranza di comunicazione.
Luca